PASSI DOLOMITICI

15 Agosto 2009 668 views
viaggi - passi dolomitici

Visto il successo del primo giro attraverso i passi alpini, una settimana dopo ci riprovo con quelli dolomitici. Dovrebbe essere altrettanto bello mi dico. La partenza è per le otto di mattina. Giornata splendida non più di 18 gradi, vista l’esperienza precedente indosso un micropile sotto il giubbotto, dovrebbe essere il compromesso giusto per le altitudini da affrontare. L’itinerario è stato studiato per far si che, il trasferimento verso Canazei (inizio del tour dolomitico) sia il più divertente possibile. Sfruttando il fatto di essere fresco di risveglio, decido di percorrere strade alternative che difficilmente potrò bissare con la mia XT500. Scendo da Molina di Ledro arrivo a Riva del Garda e punto deciso verso Arco di Trento. Da qui lascio la statale 45b verso il monte Bondone (quota 1537 mt), attraverso Drena dove ammiro un bellissimo castello. La strada è bellissima sembra un circuito, pochissimo traffico per fortuna. Il divertimento vero inizia, quando la strada sale, passo per Lasino e dopo una breve “sosta panoramica” arrivo al monte Bondone.

Riparto alla volta di Trento lungo la strada della mitica crono scalata Trento-Bondone. Tra un tornante e l’altro incrocio finalmente qualche motociclista, in breve raggiungo Trento. Percorro la tangenziale in direzione Padova attraverso la Valsugana fino a Divezzano e la Val di Cemba attraverso la statale 612 fino a Cavalese.


Prima sosta per rifornire di benzina la vecchietta. Il traffico è intenso, I prossimi 45 chilometri fino a Canazei sono un serpentone di macchine e camper che mi costringono a sorpassi continui, che abbassano la media sulla tabella di marcia. Arrivo a Canazei dopo un’ora di supplizio. Ferragosto non perdona, il paese è preso d’assalto dai turisti, mi scatto un paio di selfie con la mia XT500 e poi via per la prossima tappa. Si sale di nuovo. Qui viene il bello, si inizia a guidare per davvero. Traffico a parte si può apprezzare un tracciato ricco di panorami tra cui spicca il meraviglioso Gruppo Sella con i suoi 3000 metri di dislivello, il percorso è vario ma non troppo stretto e la pavimentazione delle strade buona. In breve raggiungo a Passo Sella, 2244 metri. Turisti, biker, e ciclisti, sono fermi a godersi la splendida vista.
Via di nuovo attraverso un paesaggio dominato dalle pareti rosate tipiche delle Dolomiti. Si scollina in un’ampia vallata con un tracciato molto guidato, attraversando boschi di abeti in direzione Passo Gardena a metri 2121. Qualche curva e la strada si spalanca verso il cuore della Valgardena, un bel panorama di alpeggi chiusi dalla mole del Sassongher. Un tracciato rettilineo e poi ampi tornanti mi riportano al Passo. 

Mentre sto a lato strada per alcune foto mi affianca un motociclista in sella ad una Honda CBR 900 Fireblade, che mi urla dal casco: «Complimenti! La fai andare quella motoretta lì non riuscivo a prenderti, sei del posto conosci la strada vero?»
Sfoggio il migliore dei miei sorrisi e rispondo: «No è la prima volta che vengo da queste parti».
Mezzogiorno, la fame si fa sentire. Mi fermo, panino e birra in quota, cosa c’è di meglio? Sul piazzale ci sono motociclisti e ciclisti che stanno facendo più o meno il mio stesso giro, chi in un senso chi nell’altro. Qualche chiacchiera e riaccendo la moto. Una rapida discesa mi porta in val Badia una splendida vallata con ricchi pascoli, da lì raggiungo Corvara in Badia nota località turistica, per poi proseguire verso Brunico. Arrivati a Villa si gira in direzione Cortina d’Ampezzo passando in Valparola lungo l’omonimo passo a quota 2192 metri per poi dirigersi verso il più famoso Passo Falzarego a quota 2105. Il panorama, dominato dalle cime, tutte sopra i tremila con il Tofane sulla sinistra e il Monte Averau sulla destra, mi lascia senza fiato.

Scendo poi attraverso la n 48 seguendo un tracciato misto stretto, percorrendo al contrario il famoso tratto del Giro d’Italia. Proseguendo si arriverebbe a Cortina ma il tempo per la mondanità non è previsto, quindi vista l’ora si devio verso Pocol e punto dritto verso il Passo Giau. Qui la strada si stringe attraversando boschi intervallati da alpeggi e poi sale tortuosa al passo lungo prati alpini sempre più ampi da cui spuntano in lontananza i ghiacciai della Marmolada. Si discende quindi nella boscosa valle del torrente Fiorentina, chiusa dal Massiccio del Pelmo; senza entrare in Selva di Cadore si raggiunge Colle Santa Lucia posta su di un’altura dominante la valle e finalmente al passo Giau.

Qui mi concedo una sosta nella chiesetta dove è posta una targa a ricordo di un giornalista della rivista Motosprint scomparso, che amava particolarmente, e a ragione, questo tratto di strada.
Sono molto felice della mia gita, anche se manca ancora un tratto per concludere l’anello e tornare a Canazei. Di nuovo sempre lungo fitti boschi di abete sino a raggiungere la N48, percorro un fondovalle disseminato di baite in legno disseminate nei ricchi pascoli. Si passa da Livinallongo quindi per Arabba imboccando la strada per il passo Pordoi, Anche questa molto bella, anche se i chilometri iniziano a farsi sentire il gusto della il gusto di guidare in uno scenario così esclusivo non mi fa sentire la fatica. Finalmente valico il Pordoi a 2239 mt. Ma ormai le sedici si avvicinano, la prospettiva del traffico di Canazei mi fa paura. Un rapido sguardo alla cartina è decido un diversivo, mi dico: «Se ho fatto 30 faccio 31!». Discendo fino a Pozza di Fassa e punto in direzione Bolzano, attraverso il Passo di Costalunga a 1745 metri e arrivo al lago di Carezza.

 Da qui percorro tutta la bellissima Val d’Ega che mi porta dritto a Bolzano. A questo punto il giro è finito sono stanco e fa caldo. Entro in Autostrada per raggiungere Rovereto velocemente, da qui circa trenta chilometri mi separano da Riva, e Molina. Arrivato intorno alle 18,30 c’è il tempo per un tonificante bagno nel lago di Ledro “fresco” al punto giusto. Risultato? Quattrocentottanta chilometri di pura goduria, a parte la breve parentesi autostradale. Il consumo con tre pieni, è stato simile a quello del giro precedente. Il percorso che ho fatto a mio giudizio è uno di quelli che tutti i motociclisti prima o poi dovrebbero provare, anche con il monocilindrico della XT500 specie nel misto stretto ci si diverte alla grande, insomma non si rimpiange una supersportiva.

Al prossimo tour!

Un lampeggio
XT500

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