Non ho mai avuto simpatia per i medicinali, nemmeno per quelli più blandi. Quando la salute è cagionevole ci pensano i miei anticorpi ad aiutarmi, io li nutro come si deve e loro nel momento del bisogno ricambiano dandomi una mano. Sono il medico di me stesso, mi faccio la diagnosi e mi prescrivo le cure, sempre naturali. Non faccio vaccini antinfluenzali, o meglio sì. La vita sana è il miglior vaccino: niente televisione, buona musica, compagnia allegra e in moto tutto l’anno. Quando proprio me la vedo brutta ricorro ai “miei antibiotici” cioè vino rosso, bistecche di cavallo e spremute d’arancia. Al massimo passo qualche ora in ambulatorio da Imo, il mio barista di fiducia. Già tempo fa avevo capito di aver contratto il Virus dell’Elefante, ma probabilmente quel giorno il mio sistema immunitario era in ferie o forse sono stato io che, inconsciamente, ho spalancato le porte al Virus facendogli anche gli onori di casa. Più facile la seconda ipotesi, sta di fatto che quest’anno ho avuto conferma che la malattia è cronica. E non solo, è pure peggiorata manifestando chiari sintomi di intolleranza verso quegli individui che passano tutte le notti in albergo pernottando a pochi km e giungendo a piedi al Raduno lindi e profumati.
E ho conati di vomito vedendo certe merdacce che arrivano alla Buca per occupare una zona coi bagagli, andare a dormire in Hotel ed il giorno dopo ritornare in gruppo per accendere il fuoco e riscaldare il minestrone preparato a casa, mettendosi pure in posa per le foto e poter così documentare la loro impresa da invertebrati. Per non parlare del profondo schifo che provo quando leggo i racconti di alcuni deficienti (con al seguito un camper come assistenza) che per avere passato una notte nella Buca se la tirano scrivendo vari articoli sul quotidiano di Piacenza, raccontando balle esagerate su temperature siberiane uomini duri (col camper?) veri motociclisti e altre castronerie di questo genere. Queste cacchine secche sono convinte di aver vissuto un’avventura pari a quella del generale Nobile e dell’equipaggio del dirigibile Italia. Credo anche che un Giacomo Agostini o un Valentino Rossi non abbia mai partecipato ad un Elefantentreffen……E allora? Forse non sono veri motociclisti? Beh insomma, con questi sintomi nemmeno i “miei antibiotici” funzionano. Il Virus dell’Elefante vince sempre, anche contro vino rosso bistecche di cavallo e spremute d’arancia. Quindi non c’è scampo: non rimane altro che partire, fregandosene delle solite catastrofiche previsioni del tempo che immancabilmente tengono banco su tutti i telegiornali propinando disastri in tutta Europa e guarda caso sempre nei giorni della merla.
Per fortuna l’Elefantentreffen è fatto soprattutto di gente vera e i beceri “tutto chiacchiere e distintivo” sono una minoranza (ahimè italiana). Conosciamo Giorgio e Enzo di Malpensa arrivati su un’ MZ 350 sidecar 2 tempi, veterani dell’Elefante e facce già viste negli anni precedenti nella solita osteria. Ceniamo con loro la sera di Giovedì 25 e replichiamo il Venerdì quando si aggiunge il loro amico Fausto che ha fatto il viaggio in solitaria con una Vespa P 200 E. Tre persone toste che ne avrebbero da raccontare, ma non conoscono boria ed esibizionismo e non hanno nulla da ostentare. Il feeling è immediato e le risate si sprecano, ci invitano al loro bivacco ma non riusciamo……sarà per il prossimo anno.
Il Venerdì arriva Marco di Bergamo, socio del Motoclub ma che non ha ancora rinnovato l’iscrizione perché ha lavorato per lungo tempo in Afghanistan per le Organizzazioni non governative. Facciamo la foto di rito all’ingresso e poi corre a piazzare la tenda: buon segno, significa che chi va in XT500 interpreta nel giusto modo lo spirito di questo magnifico Raduno.
Rincasiamo Sabato 27, partendo verso le 10. E’ tutta notte che nevica, con raffiche di vento che ci rallenta parecchio. Nelle prime ore procediamo piano, più che la terza marcia non possiamo inserire. Fino ad Innsbruck il tempo è veramente brutto, poi dal Brennero in giù è sereno e solo freddo. Facciamo un’unica tirata, fermandoci solo per benzina e pisciatine e alle 20:30 sono in ambulatorio da Imo.
Avventura conclusa, solita goduria e solita XT500 che non si ferma mai….. ma vi dico qualcosa di nuovo?
PARADOSSO: ormai ne sono certo: il Virus dell’Elefante è una sana malattia che ti fa sentire bene e migliora la qualità della vita. Esattamente come l’XT500.