Mi sveglio di soprassalto a causa di una sbandata del traghetto. Ginetta è accanto a me, la mitica è assicurata con sartie nella stiva… Il pulsare dei diesel fanno tremare la struttura della nave durante le manovre di attracco, mentre noi ci prepariamo a sbarcare sull’Isola d’Elba. Il tempo è incerto, ma la frenesia di partecipare al XII raduno nazionale è tale, da far passare in secondo piano le previsioni meteorologiche! Sono le 15.30 del venerdì 11 giugno ed a Porto Azzurro sono già arrivate alcune XT500, che stazionano nel parcheggio dell’albergo.
La struttura è immersa nel verde, ha ampi spazi ed è ben tenuta; la camera pulita e gradevole. Ancora una volta gli organizzatori hanno saputo scegliere bene. Anche gli altri due alberghi sono risultati all’altezza della situazione. Nei dintorni del “Barbarossa” incontriamo i primi arrivati, dalle famiglie De Angelis a Paolopabli, lo Skika ed amici, Buba Claudio e Fabrizio con rispettive consorti, fino al Presidente con Teo e ragazzi al seguito; insomma ritroviamo i “vecchi” volti di sempre mischiati a nuove presenze, un bel po’ di gente, ma soprattutto il cuore pulsante del Motoclub… Mentre continuano gli arrivi, assistiamo alle operazioni di montaggio di tende nel vicino campeggio, con scenette irripetibili a causa dell’elevato tasso birrico presente nelle vene di alcuni ‘esperti’ campeggiatori. La sera siamo andati con le XT500 al ristorante “lontano almeno 1km e 200 metri” andava dicendo Il Poderosa a chi proponeva di fare due passi a piedi… durante la cena Paolopabli ha fatto un lungo, accorato discorso del quale abbiamo capito solo: “abytrshvhbujs Powerrr!” prima del brindisi di rito.
Poi tutti a nanna, salvo un gruppetto che è andato a piedi a Porto Azzurro. Al mattino del sabato continuano gli arrivi (dal Nord al Sud), giungono finalmente anche i miei amici Mario e Massimo con le rispettive mogli al seguito. Agghiacciante nonostante la temperatura l’effetto domino delle loro moto urtate accidentalmente da un’auto che si apprestava a lasciare il parcheggio.
Sistemate le moto (per fortuna pochi danni) tutti in sella pronti ad affrontare gli impervi sentieri che Stefano ed i suoi due amici, soprannominati “I Tre dell’Ave Maria” (abbiamo dovuto pregare per riportare a casa le moto con tutti i bulloni e dadi al loro posto) hanno studiato e preparato per le ruote tassellate delle nostre mitiche XT 500. Ed in effetti, 24 chilometri di sterrato, fatti in mezzo alla natura, per sentieri e stradine rese accessibili per l’occasione, ci ha permesso di vedere scorci indimenticabili di questa bella isola.
Molte le scivolate, ma per fortuna senza gravi conseguenze fisiche, molta la fatica, molto il divertimento. In mezzo a noi una coppia pesarese con le figlie di 10 ed 11 anni al seguito, che è salita con tranquilla sicurezza per ogni dove. Complimenti! Varie le soste sia per ammirare il panorama sia per aspettare i più tranquilli, e poi giù di corsa al ristorante Calanova dove si è stati veramente bene ed in totale relax. Nel pomeriggio, mentre le signore hanno continuato il loro bagno di “sole alcuni (sempre con lo scatenato terzetto) sono andati a fare un giro fuoristrada più tosto, mentre altri hanno scelto un tranquillo percorso stradale.
Io mi sono aggregato al gruppo del Presidente, che ci ha portato a visitare l’incantevole spiaggetta di Cavoli da dove siamo rientrati alla base dopo una breve sosta. Arrivato nel piazzale del Barbarossa ho appreso che Sarah, a causa di una ‘scodata’ della moto si era procurata una ferita prontamente suturata con cinque punti al pronto soccorso di Portoferraio. Un’altra caduta, o meglio, scivolata come afferma lui, è toccata al Poderosa: “Oh!…sono rimasto in piedi” (abbiamo fatto finta di crederci)… Dulcis in fondo, dopo i 24 chilometri di fuori strada del mattino, il sottoscritto si sdraiava, in solitario, sull’asfalto di un tornante tra Procchio e Portoferraio; l’avantreno se n’è andato tra moccoli alla toscana e tanta paura per il sopraggiungere di altri mezzi…. Conseguenze?: un ginocchio grattugiato a dovere e gli sfottò di Teo che ha brindato alla “curva Pierdome” dopo che io avevo battezzato “curva Teo” un tratto di strada per lo Sbornisotto.
Morale della favola: se giri per la “costa dei gabbiani” assaggiare l’asfalto è molto probabile.
Alla sera, a degna chiusura della giornata, tutti al Ristorante “il Delfino Verde” per una lunga abbuffata, mentre davanti all’ingresso, in zona pedonale, previa autorizzazione delle autorità, erano schierate tutte le XT500 del 12° raduno nazionale. Della domenica ricordo lo strano linguaggio in codice tra Buba e Teo mentre prendevano il sole in spiaggia, le “esternazioni” rivolte dal segretario alla su XT che non ne voleva sapere di partire, i saluti e gli abbracci con tutti gli amici per quello che è stato un grandissimo raduno.